Protesi anca: come farla durare di più, i consigli di Michele Massaro

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Chi viene colpito da coxartrosi invalidante ha necessità di essere informato a 360 gradi sui pro e contro relativi all’intervento chirurgico per l’innesto della protesi anca. La chirurgia mini invasiva ha fatto passi da gigante, negli ultimi anni, grazie al perfezionamento tecnico unitamente all’utilizzo di impianti protesici sempre più evoluti, piccoli, resistenti, funzionali e biocompatibili.

Che rischi si corrono? Quali sono i vantaggi? Dopo quanto tempo si può tornare a svolgere le normali attività quotidiane? Quanto dura una protesi del genere? E cosa si può fare per farla durare il più possibile?

Sono queste le domande che si pone chi deve prepararsi ad affrontare un intervento chirurgico per l’impianto di una protesi anca o ginocchio. Sono queste le domande a cui il dottor Michele Massaro ortopedico anca, specialista in Ortopedia e Traumatologia, Responsabile dell’Unità di Chirurgia Protesica mini invasiva del Gruppo Humanitas , ha voluto gentilmente rispondere.

Protesi anca mini invasiva: l’unica terapia risolutiva della coxartrosi invalidante

Dopo un’attenta valutazione, specialisti come il dottor Michele Massaro ortopedico anca e ginocchio impegnati in sala operatoria ogni giorno prendono in considerazione l’intervento di chirurgia mini invasiva quando è stato tentato tutto il possibile, quando cioè i trattamenti conservativi (terapia farmacologica, infiltrativa, fisioterapia, medicina rigenerativa) non hanno avuto successo.

Succede quando l’artrosi all’anca è avanzata, i dolori importanti e la limitazione dei movimenti articolari rischiano di trasformare la coxartrosi in una patologia invalidante che impedisce le più semplici attività quotidiane come camminare o allacciarsi le scarpe. Una protesi anca, a questo punto, è l’unica terapia risolutiva: sostituisce cartilagine ed osso danneggiati dall’artrosi, allevia il dolore e ripristina la funzionalità articolare.

Prima dell’intervento, lo specialista valuterà diversi fattori essenziali per la scelta del modello di protesi ideale per il paziente: età, condizioni generali di salute, livello di attività quotidiana, allergia o meno ai metalli. In caso di allergia, il chirurgo sceglierà un impianto protesico speciale rivestito di materiale anallergico.

Protesi anca: vantaggi e svantaggi

Il paziente verrà messo in condizione di scegliere liberamente perché verrà informato a 360 gradi riguardo al tipo di operazione, con i suoi pro ed i suoi contro. Vantaggi e svantaggi dipenderanno soprattutto dalla preparazione e professionalità dello specialista a cui il paziente si affiderà, dal livello della struttura all’interno della quale verrà operato. Apprenderà quali sono le possibili complicanze, quelle che si corrono normalmente a seguito di un qualsiasi intervento agli arti inferiori: infezioni, complicazioni di tipo vascolare o anestesiologico, lussazioni, rigidità articolare. 

Nell’ambito della chirurgia mini invasiva per l’impianto di una protesi anca e ginocchio – spiega il dottor Massaro Michele– i rischi si riducono notevolmente rispetto alla chirurgia convenzionale: le complicanze post-operatorie si verificano nell’1-3% dei casi”.

Si tratta di un lavoro di equipe: rivolgersi ad un centro di elevato livello significa abbassare la soglia dei rischi: l’abile mano del chirurgo lavora in tandem con l’anestesiologo, personale paramedico e tecnico qualificato, fisioterapisti esperti per la riabilitazione ed i tempi di recupero più rapidi secondo il protocollo Fast Track (che, in genere, prevede 4 giorni di ospedalizzazione).

Tempi di intervento, di recupero funzionale, incisione, traumi, perdita ematica: tutto si riduce grazie alla tecnica chirurgica mini invasiva.

Il vero rischio, se la coxartrosi è invalidante, è non farsi operare. Col passare degli anni, la sintomatologia dolorosa e l’irrigidimento articolare del paziente anziano tendono inesorabilmente a peggiorare. Eseguire l’intervento su pazienti in età troppo avanzata può significare incontrare maggiori difficoltà per condizioni di salute peggiorate, altre patologie sopravvenute, ecc. In sostanza, è preferibile affrontare l’intervento quando il paziente è in buono stato di salute.

Quanto dura una protesi anca?

Il 90% dei pazienti operati ogni anno in tutto il mondo (centinaia di migliaia) si dichiarano soddisfatti dell’intervento e del recupero. La protesi anca e ginocchio è destinata a durare mediamente 25 anni, in certi casi anche 30. L’impianto protesico è realizzato con materiali evoluti e molto resistenti come il titanio, assolutamente biocompatibili.

Per far durare il più possibile la protesi anca come deve comportarsi il paziente?

Premesso che la durata dell’impianto protesico dipende, principalmente, dalla precisione del posizionamento durante l’intervento, più si segue uno stile di vita corretto, più la protesi anca (proprio come l’anca naturale) sarà longeva.

Per corretto stile di vita s’intende:

  • Mantenere il proprio peso nella norma;
  • Praticare un’adeguata attività fisica (camminata, nuoto, ginnastica, ballo) escludendo sport ad alto impatto;
  • Evitare sforzi eccessivi, di sollevare o spingere grossi pesi ripetutamente (soprattutto piegandosi);
  • Riflettere prima di compiere qualsiasi movimento;
  • Non usare eccessivamente le scale;
  • Evitare di inginocchiarsi;
  • Non sedersi su sedie o superfici basse.

Chirurgia di revisione della protesi anca

A causa di un trauma, infezione, lussazione cronica o allentamento, per certi pazienti è necessario ricorrere ad un secondo impianto di revisione della protesi anca.

Il problema comune più frequente risulta l’usura dell’inserto in polietilene. Problematiche meno frequenti sono la mobilizzazione di una o più delle componenti protesiche (cosiddetto scollamento), la frattura o l’infezione dell’articolazione protesizzata

La revisione consiste nel sostituire una o più componenti protesiche usurate (sicuramente l’inserto e la testina, eventualmente il cotile e/o lo stelo femorale), quindi non più funzionali.