Il Milan può davvero vincere lo scudetto?

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Cinque vittorie e un pareggio, primo posto in solitaria a +2 sul Sassuolo a +4 su Atalanta e Juventus e a +5 su Napoli e Inter, un inizio di campionato da stropicciarsi gli occhi. Ma oggi un po’ tutti gli appassionati si chiedono: il Milan è davvero da scudetto?

I numeri e la cabala vanno in questa direzione, peraltro confermata dalle quote scudetto dei più importanti siti di scommesse e casino online sicuri con bonus senza deposito, in picchiata: dopo Inter e Juve ci sono ora i rossoneri che hanno superato anche il Napoli, vittima del primo k.o. in campionato. Analizziamo statistiche e precedenti per capire se da questo punto di vista gli uomini di Pioli possono davvero sperare nel colpaccio.

Le migliori partenze nella storia del Milan

Il primo dato da tenere in enorme considerazione è proprio quello relativo alle migliori partenze del Milan nella sua storia, in Serie A: solo in tre occasioni i rossoneri hanno fatto meglio, con sei vittorie su sei, e hanno sempre vinto lo scudetto (50-51, 54-55 e 92-93, con Capello in panchina). In altre tre occasioni il bottino è stato identico a quello di quest’anno, 5 vittorie e un pari: sono arrivati a fine anno due scudetti (93-94 e 2003-04, stavolta con Ancelotti alla guida) e un secondo posto (51-52). Nel 1995-96, inoltre, il Milan partì con 5 vittorie e una sconfitta ma conquistò ugualmente il titolo. Insomma, precedenti incoraggianti.

Ma ci sono anche altri numeri che inquadrano alla perfezione il “magic moment” dei rossoneri. Per cominciare, sono 24 i risultati utili consecutivi del Milan (19 vittorie e 5 pareggi), tenendo in considerazione tutte le competizioni in cui sono stati impegnati. L’ultima sconfitta è datata 8 marzo 2020 (1-2 col Genoa, in casa), ciò vuol dire che nel post-lockdown non è mai arrivato un k.o. Non solo: dal 22 giugno ad oggi, i ragazzi di Pioli hanno giocato 18 partite di Serie A, praticamente un girone intero. Ebbene, il ruolino è di 14 successi e 4 pareggi, un cammino strepitoso!

Come se non bastasse, va ricordato che il Milan segna da 26 gare consecutive in campionato, per un totale di 61 gol, terza striscia più lunga in assoluto nella storia del club meneghino dopo quelle registrate nel 1973 (29 partite) e nel 1949 (27). Restando a questo campionato, gli uomini di Pioli sono gli unici ad essere passati sempre in vantaggio nelle prime sei giornate.

Il fattore Ibra e la crescita dei singoli

Non è complicato individuare nel ritorno di Zlatan Ibrahimovic, durante l’ultima sessione di calciomercato invernale, il punto di svolta di questo Milan. Lo svedese, a 39 anni suonati, è decisivo proprio come lo era fino ad un decennio fa. Dal suo arrivo a gennaio, Zlatan ha giocato 22 partite di campionato ed è stato parte attiva in 23 gol dei rossoneri (17 gol e 6 assist); i numeri sono ancora più spaventosi ancora nel post-lockdown, considerato che l’ex centravanti di Barcellona e Manchester United (tra le altre) ha segnato 14 gol e fornito 5 assist (7 gol in 4 partite in questo campionato). Poco da aggiungere.

Anzi no. L’importanza, di Ibra probabilmente va anche al di là dei numeri e dalla capacità di risolvere partite complicate come quella di domenica, ad Udine, con una giocata magistrale. Il vero merito di Ibrahimovic, che per certi versi lo rende ancora più prezioso di quanto non lo fosse nel pieno della sua maturità agonistica, è stato quello di migliorare e di innalzare il rendimento di tutti i suoi compagni di squadra.

Il merito va ovviamente anche a Pioli, capace di lavorare per mesi sotto la pressione di un addio ritenuto da tanti già deciso (con Rangnick pronto a subentrare) e allo stesso tempo di plasmare una squadra moderna e concreta allo stesso tempo. Ma basta guardare alla crescita dei compagni di reparto di Ibra per rendersi conto della sua importanza: Leao e Rebic sono ora centrali nel progetto rossonero, Calhanoglu un’autentica arma in più per Pioli, capace di coniugare qualità e quantità. Ad Ibrahimovic si affidano anche i più giovani, lui fa da chioccia a quella che è ormai una delle squadre più giovani d’Europa: Dalot, Brahim Diaz, Tonali, Bennacer, Saelemakers hanno trovato nello svedese un punto di riferimento fondamentale per la crescita tecnica e caratteriale. Questo Milan non avrà paura neppure quando San Siro riaprirà le sue porte all’esigentissimo pubblico rossonero. C’è da scommetterci.