La nostra società, negli ultimi decenni, ha visto degli importanti cambiamenti, soprattutto dal punto di vista demografico. Ingenti flussi migratori, infatti, hanno modificato il tessuto sociale del paese, arricchendolo di nuove culture, usanze e religioni.
Questo ha fatto sì che ci si debba relazionare con questa nuova realtà in diversi ambiti, cercando di arrivare a compromessi in campo lavorativo, scolastico e anche sanitario. In quest’ ultimo ambito non fa eccezione anche il campo delle onoranze funebri, che oltre ad essere occasione di raccoglimento per tutta la famiglia, rappresenta anche un contesto nel quale determinate norme igienico sanitarie debbono essere rispettate.
Fino a tempi recenti, le veglie funebri, soprattutto in Italia, si svolgevano, e si svolgono perlopiù in ambito domestico, nella casa del defunto, od ospedaliero, nella camera mortuaria. Ma da qualche anno le cose stanno cambiando: anche nel nostro paese stanno prendendo sempre più piede, soprattutto nel nord Italia, le cosiddette case funerarie.
La Celebrazione della funzione nelle case funerarie
Realtà già diffusa all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, le case funerarie, altresì note come “case del commiato“, ad oggi sono presenti in diverse città d’Italia, in particolar modo al Nord, come già accennato. A Monza si può trovare la Domus Pacis, presente anche a Milano e Brianza, la Marchianini a Pavia e la casa funeraria a Firenze di Ofisa in viale Milton e via Caccini, solo per fare alcuni esempi.
Ma cosa sono esattamente le cappelle del commiato? Sono strutture atte a ricreare un clima più vicino possibile a quello domestico, in genere molto ampie e luminose, con pareti colorate dai toni morbidi, mobilia, divani, poltrone e così via, il tutto per mettere gli amici e i familiari a loro agio.
Una bella alternativa, dunque, rispetto alle consuete camere mortuarie degli ospedali, poco spaziose, poco luminose e asettiche, dunque poco gradevoli sul piano dell’impatto emotivo. Alcune di queste strutture sono di dimensioni più limitate, altre invece, come quella di Terracielo a Modena, possono ospitare fino a quattromila persone.
Rispetto alla casa del defunto stesso, spessissimo usata anch’essa come luogo di veglia, ha il notevole vantaggio di rispettare ulteriormente gli standard sanitari, grazie alla presenza di impianti di areazione e alla disponibilità continua di personale addetto alla pulizia della struttura.
Un altro elemento piacevole di queste strutture è quello di avere a disposizione anche luoghi di ristorazione quali bar e ristoranti.
I credi religiosi nelle cappelle del commiato
Ma arrivando al punto che abbiamo affrontato all’inizio, vale a dire quello della religione, affrontiamo ora quella che è un’altra delle peculiarità di queste strutture: quella di essere spazi nei quali è possibile officiare tutti i culti, senza distinzioni o preferenze.
Le funzioni religiose di solito sono svolte in stanze separate, oppure nella sala principale, questo dipende dalla capacità della struttura stessa.
Dobbiamo ricordare, infatti, che non hanno tutte le stesse dimensioni, sebbene quasi tutte abbiano diverse stanze dedicate alla veglia e alla cerimonia religiosa, permettendo anche di fare diverse veglie in contemporanea, senza interferenze o disturbi reciproci.
Nella maggioranza di tali casi non vi sono stanze dedicate a culti specifici, ma la già citata Casa funeraria di Ofisa ha dato particolare attenzione a coloro i quali professano la religione orientali.
Anche le religioni islamiche hanno dei riti particolari, tanto che per i credenti è a disposizione una stanza nel quale lavare il defunto seguendo i precetti della loro religione, inoltre, nelle stanze di veglia, sono stati posti dei tappeti di preghiera rivolti verso la Mecca, la città di massima importanza per i musulmani. Altro pregevole elemento, è la presenza di schermi connessi ad internet, in modo tale da avere una diretta con i parenti rimasti nel paese di origine del defunto.
Si tratta quindi di una realtà molto positiva, che permette di gestire in modo più disteso un evento estremamente luttuoso, rispettando coloro i quali non professano la religione cattolica, o che non professano nessuna religione, ovviando così anche a quella che è una mancanza degli ospedali pubblici, vale a dire spazi di raccoglimento aperti a tutti.