Perché sono in pochi a voler fare gli autotrasportatori?

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Il lavoro in Italia c’è o non c’è? Basandosi sull’analisi del settore dei trasporti, sembra proprio che ci sia ma che nessuno sia disposto a compiere qualche sacrificio per ottenerlo. Un esempio è quello del camionista, lavoro che sta vivendo una crisi al contrario: nel senso che le occasioni di impiego ci sarebbero, e sarebbero anche tante, ma le imprese non riescono e reperire autisti disponibili e qualificati. In tutta Italia ci sono migliaia di posti a disposizione, tenendo conto del magazzinaggio e dell’autotrasporto: entrambi i comparti hanno messo in evidenza una crescita notevole del fatturato. Insomma, il rischio è che anche se l’edilizia e la manifattura tornano a galoppare poi il meccanismo si inceppi a causa della mancanza di autotrasportatori.

L’importanza degli investimenti

Gli addetti ai lavori sottolineano, d’altro canto, la necessità di effettuare consistenti investimenti sul piano dell’innovazione, per esempio allo scopo di rinnovare il parco TIR. Un’iniziativa di questo tipo servirebbe da un lato ad abbassare i costi di esercizio, e dall’altro lato a innalzare gli standard di sicurezza. E non è tutto, perché sarebbe opportuno anche ridurre gli effetti distorsivi innescati dal cabotaggio illegale, a causa del quale oggi a essere agevolati sono i vettori in arrivo dagli Stati dell’Est. A rimetterci sono, come si può facilmente intuire, i nostri autotrasportatori.

Quanto guadagna un autotrasportatore

Ma quali sono le ragioni per le quali oggi i giovani non sono attratti dal mestiere dei camionisti? Il paradosso è che il lavoro ci sarebbe e la paga non sarebbe per niente male: si parla più o meno di 2mila euro al mese. Eppure a mancare sono i candidati. La lamentela che proviene dalle associazioni di categoria è un vero e proprio campanello di allarme che coinvolge le decine di migliaia di aziende di logistica e trasporti di tutto il Paese. La ricerca di conducenti per i veicoli commerciali si sta rivelando più complicata di ciò che sarebbe stato lecito attendersi, e così succede che gli autisti che arrivano all’età della pensione non vengono sostituiti dai nuovi ingressi.

Come funziona la vita del camionista

Certo, la vita quotidiana di un autotrasportatore è diversa da quella di chi lavora in ufficio, almeno dal punto di vista degli orari. Ma a parte le insidie della pioggia e della neve non ci sono altri ostacoli insormontabili. E poi con gli standard di sicurezza dei mezzi attuali neppure i fenomeni atmosferici più avversi dovrebbero destare preoccupazioni: è sufficiente controllare il il meteo in Lombardia oggi sul sito meteogiuliacci.it per sapere come adeguare il proprio stile di guida. Va detto che in passato sono stati erogati fondi per finanziare contributi a fondo perduto, attraverso le aziende di trasporti, per chi ha affrontato spese significative per ottenere la patente indispensabile per mettersi alla guida di un TIR.

Le agevolazioni

Entrando più nel dettaglio, nel caso in cui venga assunto a tempo indeterminato un autotrasportatore con meno di 35 anni è prevista la concessione da parte del datore di lavoro di un rimborso che corrisponde alla metà delle spese affrontate per il conseguimento delle abilitazioni del caso. In effetti, una delle circostanze che paiono dissuadere i giovani dall’imbarcarsi in una carriera da camionisti ha a che fare con il lungo iter burocratico a cui ci si deve preparare per ottenere il certificato di qualificazione di conducente.

Diventare camionisti costa

Al di là del dispendio di tempo, poi, c’è da fare i conti – anche in senso letterale – con i costi, visto che si parla di cifre attorno ai 5mila euro per conseguire tutte le certificazioni richieste. Non è detto che un ragazzo senza lavoro abbia a disposizione quella cifra; eppure sarebbe un investimento da tentare, perché un autotrasportatore con esperienza riesce a portare a casa ogni mese una retribuzione che può perfino toccare i 4mila euro al mese. E anche all’inizio è difficile che si rimanga al di sotto dei 2mila euro mensili.