La gestione della depressione nell’anziano

Il fenomeno della depressione è molto comune durante l’ultima parte della nostra esistenza, solitamente associata ad una povera qualità di vita, sembra aumentare l’incidenza di tutte le cause di morte. I tassi di suicidio sono più alti in uomini anziani rispetto ai gruppi di controllo su popolazione di età inferiore. Nei soggetti in cui l’età è più avanzata, la depressione è spesso concomitante a malattie medico organiche e ne può aggravare l’andamento. Inoltre è frequente un deterioramento cognitivo, che può essere il risultato della depressione stessa o può essere la conseguenza di disturbi neurodegenerativi come ad esempio l’Alzheimer.

Nel trattamento della depressione in età senile vengono utilizzate le psicoterapie evidence-based, gli antidepressivi e trattamenti somatici come la terapia elettroconvulsivante, anche se tali trattamenti possono essere complicati dalla presenza di un deterioramento cognitivo, da altre condizioni mediche concomitanti o da farmaci utilizzati per trattare queste ultime condizioni. Ad esempio, alcuni problemi come l’aumentato rischio di sanguinamento, disturbi elettrolitici, osteoporosi e la maggiore probabilità di cadute, potrebbero essere maggiori se associati al trattamento con antidepressivi e le loro conseguenze potrebbero essere più gravi nel periodo di fine vita. Questi rischi, però, dovrebbero essere messi a confronto con quelli presenti in una depressione non trattata. Infatti, con le appropriate cure e valutazioni, i pazienti depressi più anziani, potrebbero essere trattati con successo e gli effetti positivi potrebbero avere conseguenze significative sulla loro qualità di vita.

Quali sono quindi le cure più efficaci per tali pazienti? E cosa possono fare i familiari per aiutarli ad affrontare un tale disturbo nella parte finale della loro vita?

La terapia farmacologica, come già accennato, è fortemente indicata per tali pazienti, considerando le condizioni mediche e valutando quale sia il “male minore”. È bene affidarsi ad un medico specialista in psichiatria che possa fare le valutazioni del caso, tenendo in considerazione il fatto che se la depressione è associata a stati d’ansia ed è quindi di maggiore gravità, vi potrà essere una più lenta risposta alla terapia farmacologica.

La psicoterapia cognitivo comportamentale, anche quando vi è una demenza lieve è molto utile al fine di migliorare la qualità di vita dell’anziano: lavorare sugli aspetti neuropsicologici e comportamentali (ad esempio attraverso piccole strategie d’aiuto come la lista dei pro e contro o le prove a favore) permette alla persona di percepire un minimo sollievo anche di fronte a quei piccoli compiti che quotidianamente possono sembrare enormi. Anche l’apprendimento delle tecniche di problem solving, per coloro che soffrono di depressione senza demenza, aiuta a gestire problemi che, a volte, sono sia causa sia conseguenza della depressione stessa. Per fare ciò è utile quindi affidarsi ad uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale che possa insegnare correttamente tecniche e abilità specifiche.

Infine, ma non per importanza, vi è ciò che possono fare i familiari per i loro cari: le linee guida dell’APA (American Psychological Association) indicano di suggerire e supportare l’anziano a consultare un medico e uno psicoterapeuta al fine di iniziare le cure adeguate.  È utile spiegare alla persona i vantaggi di cui gioverebbe nel seguire un percorso terapeutico, al fine di favorirne la motivazione. Se vi sono impedimenti fisici il professionista si potrà attivare per raggiungere la struttura o l’abitazione in cui si trova la persona o per inviare personale specializzato, al fine di rispettare anche le preferenze e le abitudini individuali. In secondo luogo, come per qualsiasi persona che soffre di depressione, non serve incoraggiare continuamente (“dai fatti coraggio!”, “mettici impegno”, “fatti venire la voglia”), anzi questo potrebbe avere un effetto controproducente: il giusto sostegno e consigli semplici e pratici valgono più di infiniti incoraggiamenti di fronte ai quali la persona si può sentire ancora più impotente. Quindi avere pazienza e sottolineare gli sforzi fatti e i risultati ottenuti è il miglior modo per far sentire l’anziano supportato. Ovviamente una buona comunicazione, vicinanza emotiva e del tempo di qualità dedicato, favorisce,  in modo aspecifico, tutti gli interventi descritti prima.